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 cati in 5 fasce di reddito (oscil- lanti tra un +/-20% rispetto a valori ritenuti adeguati, per il ruolo ricoperto).
Un po’ poco se confrontato con la sbornia di dati del documento Fe- dermanager.
Perciò mi sono chiesto se non fosse il caso di fare un po’ più di chiarezza, almeno per dare delle ri- sposte alle domande dei nostri iscrit- ti.
Immagino, relativamente ai due dati forniti dall’Azienda, che le do- mande che possono sorgere spon- tanee sono:
a) come è cambiato in questi ul- timi anni il numero dei dirigenti in servizio a cui è stato appli- cato l’MBO/una tantum, in pre- senza di una diminuzione dei dirigenti in servizio?
b) come è distribuita (in termini di numero e di età) la popola- zione dirigenziale all’interno delle 5 fasce di reddito?
A queste si potrebbero aggiun- gere:
c) all’interno delle 5 fasce, come sono stati distribuiti gli MBO e in che percentuale rispetto alla retri- buzione fissa?
d) come sono cambiati il budget per l’MBO e il costo dei dirigenti negli anni 2007, 2008, 2009?
È troppo chiedere di conoscere queste cose?
Si parla di massimi sistemi, ... di sfide ... di mercato, ... ma noi dove stiamo?.
Credo che la nostra Azienda già lo sappia.
[...]
Certo c’è il rischio che alla fine, fatta un po’ di chiarezza, possa venir fuori quello che un secolo fa Trilussa concludeva circa la statistica:
”... da li conti che se fanno seconno le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo al-
l’anno:
e, se nun entra nelle spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perch’è c’è un antro che ne ma-
gna due”.
Però, l’importante è che l’Azien-
da non ci risponda come il marchese del Grillo che, rivolto alla plebe af- fermava:
“Che ci volete fare: ma io so io, e voi nun siete un ca...”
Marzo 2024
Qualcosa di positivo oggettiva- mente è avvenuto dal 2009 a oggi: ad esempio il numero di dirigenti in Mbo, allora inferiore al 60% della popolazione, dovrebbe essere pari al 100% così come il gap retributivo tra uomo e donna (ripeto dovreb- be).
L’attuale management ha fatto degli indubbi passi in avanti rispetto alla stasi che ha caratterizzato il passato: un aumento, tra fine 2022 e inizio 2023, delle Ral fuori mercato rispetto alla posizione ricoperta, un ritocco delle coperture sanitarie, il mantenimento dei (buoni) restanti accordi in essere.
Il tutto si inserisce all’interno di un apprezzabile processo di ade- guamento, per fasi, delle retribuzioni dei dirigenti Fs, alla media di quelle dei colleghi di omologhi gruppi in- dustriali italiani.
Purtroppo, il primo di tali ade- guamenti è stato di fatto annullato dall’inflazione che in questi anni ha drasticamente ridotto il potere di acquisto dei lavoratori dipendenti italiani.
Da una serie di studi di settore sulle retribuzioni dei dirigenti italiani (periodo 2019-2023), si possono ri- cavare i seguenti elementi:
1) la retribuzione media di un di- rigente italiano è variabile tra i 110 e i 120mila euro (a se- conda dell’anno di riferimen- to);
2) a ciò poi si aggiunge, per i di- rigenti medi, una ulteriore componente, variabile tra il 15 e il 20%;
3) esiste una correlazione dei li- velli retributivi, sia con la di- mensione dell’impresa, sia con il suo grado di internazio- nalizzazione (variabile da un +10 fino al +20%).
Se ciò risponde al vero, le Ral medie dei dirigenti di Fs continuano a essere inferiori a quelle della me- dia di manager di aziende equiva- lenti.
Il welfare è invece in linea la re- altà italiana, ovviamente è ottimiz- zabile: l’auto aziendale è un tabù (e oggettivamente non si capisce il perché).
Dimenticandoci del ruolo cen- trale del Gruppo Fs Italiane nell’at-
tuazione del Pnrr e di altri progetti di investimento, fondamentali per lo sviluppo del Paese, mi chiedo che cosa debba accadere perché i dirigenti del gruppo possano vedere riconosciuta una retribuzione in li- nea con quelle di altre realtà italiane assimilabili.
Mentre faccio queste conside- razioni mi viene comunicato che, a strettissimo giro, una buona parte del personale di Rfi di Villa Patrizi si trasferirà nel palazzo Bnl, alla stazione Tiburtina di Roma (realiz- zato peraltro a suo tempo su sedi- me Fs).
“Alla grande”, penso a caldo, “fi- nalmente una sede moderna, con- sona anche al ruolo”.
Peccato che subito dopo viene specificato “[...] si prevede un open space per tutti, compresi i dirigenti [...]”.
Rimango basito non tanto per il dover spartire uno spazio lavorativo che, per effetto di una cronica as- senza di postazioni operatore (sedie e scrivanie) a villa Patrizi, ho già scelto di condividere la mia con i miei collaboratori, ma perché questa notizia non può che far pensare male.
Altro che aumenti di stipendi, qui c’è un’azienda che evidentemente ha una scarsa considerazione del valore (aggiunto) prodotto dai suoi dirigenti, ritenendo normale che in uno stesso ambiente vi sia un sog- getto che svolge una riunione (pro- babilmente a voce alta), insieme a un altro che, purtroppo per lui, deve eseguire delle attività di natura in- tellettuale. Vi è un’implicita sotto- valutazione di alcune necessità le- gate all’operato dei dirigenti, quali ad esempio l’esigenza di spazi utili per momenti di privacy legati ad esempio alla gestione del persona- le, piuttosto che all’incontro con terzi (appaltatori, enti locali), allo svolgimento di gare.
Per cui nella speranza che si tratti di una soluzione temporanea, mi riviene però in mente il motto del marchese del Grillo “... ma io so io, e voi ...” a cui però stavolta ritengo non si possa (romanamente) abbozzare.
Pietro Bruni

























































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